Costi, incentivi e ostacoli per le CER in Italia

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Daniele Iudicone, co-founder di Imc Holding, racconta a pv magazine Italia lo stato dell’arte delle comunità energetiche rinnovabili in Italia. Tra gli altri commenti, Iudicone ha definito il decreto CER è “uno strumento estremamente efficace”, che potrebbe essere ulteriormente migliorato bypassando il passaggio iniziale dal notaio.

A quasi un anno dall’entrata in vigore del decreto CER, Daniele Iudicone, co-founder della ESC laziale Imc Holding, racconta a pv magazine Italia lo stato delle comunità energetiche in Italia. In particolare, vengono analizzati i costi, le opportunità e le problematiche dell’installazione di una comunità energetica.

Quali sono ad oggi gli incentivi offerti per la realizzazione di comunità energetiche?

Ad oggi gli incentivi per la realizzazione di comunità energetiche, riguardano la produzione di  energia prodotta (espressa in kW) e l’autoconsumo di energia verde da parte dei membri della stessa comunità. Per chiarezza, va detto che all’interno di una comunità energetica possono esserci diverse figure: produttori, che generano energia verde; prosumer, che la producono e la consumano; e consumatori, che si limitano a utilizzare l’energia generata. Tutti sono incentivati: i produttori e prosumer ricevono un incentivo per ogni kW di energia che viene prodotto e consumato all’interno della comunità, mentre i consumatori ricevono un incentivo che va a premiare l’uso dell’energia verde. In termini economici, l’incentivo è pari a 11 centesimi per ogni kW di energia prodotta da produttori e prosumer, e 12 centesimi per ogni kW di energia consumata all’interno della comunità. Inoltre, per i comuni con meno di 5.000 abitanti, è possibile ottenere un contributo a fondo perduto del 40% della spesa per l’impianto fotovoltaico, offerto dal GSE, a fronte di una riduzione del 50% degli incentivi sopra menzionati.

Quali sono le tempistiche e i processi autorizzativi da affrontare per realizzare una comunità energetica?

I processi per la costituzione di una comunità energetica sono relativamente semplici e snelli. Si tratta di costituire la comunità presso un notaio. Tuttavia, se si tratta di un condominio che rientra nella categoria dell’autoconsumo collettivo, che ha le stesse caratteristiche in termini di incentivi e modalità di funzionamento, il percorso è ancora più rapido: non è necessario rivolgersi a un notaio, ma basta presentare una domanda direttamente al GSE. Andando dal notaio e successivamente presentare la domanda al GSE, è ragionevole prevedere che entro circa 40 giorni dalla decisione tutti i passaggi siano completati. A quel punto, sarà possibile avviare l’installazione degli impianti fotovoltaici, connetterli alla rete e iniziare a godere dei benefici della comunità energetica. Gli unici ostacoli burocratici potrebbero essere i tempi per le autorizzazioni paesaggistiche o i lunghi tempi di connessione in alcune zone d’Italia, specialmente per impianti di grandi dimensioni, sopra i dieci kilowatt.

Nel realizzare una comunità energetica quali sono i principali ostacoli che si possono incontrare? Quali i limiti a livello paesaggistico-ambientale?

I limiti nella realizzazione di una comunità energetica, a livello paesaggistico ed ambientale, essenzialmente sono quelli che si incontrano per l’installazione di qualsiasi impianto fotovoltaico, sia che faccia parte o meno di una comunità energetica. In pratica, le problematiche sono le stesse.

In molti casi, il processo può essere rapido e semplice, soprattutto quando l’installazione rientra nell’edilizia libera. In questo caso, è sufficiente inviare una comunicazione al comune per procedere all’installazione. Questa situazione rappresenta la maggioranza dei casi. In alcune circostanze, può sussistere una paesaggistica o una procedura PAS che allunga un po’ i tempi. In questi casi, il processo di installazione potrebbe richiedere un mese o un mese e mezzo in più. In generale, però, questi sono i principali limiti che si possono incontrare.

Ritenete che in alcune Regioni d’Italia, ad oggi, sia più facile e/o difficile realizzare CER? Se sì, in quali?

Tutte le regioni d’Italia hanno la stessa facilità di realizzazione di una comunità energetica (CER). Non ci sono differenze significative o caratteristiche particolari che rendono una regione più adatta rispetto a un’altra. La situazione è sostanzialmente uniforme su tutto il territorio nazionale.

Come ritenete lo stato dell’arte della normativa attuale sulle CER? Il decreto CER (DM 414/2023) si sta a vostro parere dimostrando uno strumento efficace?

A mio parere è uno strumento estremamente efficace. Personalmente credo molto nella comunità energetica rinnovabile, così come è stata definita e anche come è stata incentivata. Tuttavia, ritengo che ci siano margini di miglioramento, bypassando il passaggio iniziale dal notaio. Nella prima fase infatti le CER sono libere, consentendo l’ingresso di nuovi membri in qualsiasi momento del ciclo di vita della comunità. Anzi, si spera e si presuppone che entrino nuovi membri in una CER, produttori e consumatori. Tuttavia, il concetto di andare dal notaio all’inizio può rappresentare un ostacolo e frenare lo slancio iniziale. Va detto che la CER quando nasce parte con dimensioni ridotte. Pertanto, bypassare l’obbligo del notaio nella fase iniziale o quantomeno posticiparlo potrebbe rendere il processo più snello e facilitare la crescita delle comunità energetiche, migliorandone l’efficienza.

Quali sono i costi da affrontare per realizzare una CER?

Per quanto riguarda i costi, una volta installato l’impianto fotovoltaico, essi sono sostanzialmente gli stessi di un impianto tradizionale. Potrebbero esserci piccoli costi aggiuntivi per l’installazione dei sistemi di monitoraggio necessari per la gestione della comunità energetica rinnovabile (CER), ma si tratta di un aumento limitato, pari a circa 150-200 euro ad impianto fotovoltaico. Per i consumatori, le spese aggiuntive per i sistemi di monitoraggio ammontano a poche decine di euro e raramente superano i 100 euro. Tuttavia, questi monitoraggi non sono obbligatori, poiché è possibile ottenere i dati necessari dal GSE. Sono comunque consigliati per avere sempre sotto controllo la produzione e il consumo dell’energia all’interno della CER.

È importante tenere a mente che almeno il 55% dell’energia verde prodotta deve essere consumata dagli stessi membri, ovvero dai produttori e dai consumatori della comunità. Questo può essere monitorato con appositi sistemi, rendendo il controllo più semplice ed efficiente.

I costi aggiuntivi rispetto all’impianto fotovoltaico riguardano anche la costituzione della comunità energetica tramite il notaio e la presentazione della domanda al GSE. Complessivamente, queste spese ammontano a circa 2.000 euro, includendo sia la registrazione notarile sia l’iter burocratico per l’accesso agli incentivi.

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